Quest’anno l’autunno è stato mite, ma le giornate corte ed i pochi giorni di freddo già mi cominciavano a stufare. La prima simil-nevicata di inizio dicembre poi mi ha fatto decidere immediatamente di partire per le mie lunghissime vacanza di Natale.
La meta doveva essere al caldo, ma raggiungibile in furgone, magari che permettesse di fare una surfata anche in condizioni “eroiche”. Ovviamente da aggiungere qualche bella corsetta in riva all’oceano.
La scelta ricade senza troppe difficoltà sull’Algarve, regione meridionale del Portogallo di cui non sapevo assolutamente nulla, ma tutti quelli a cui lo dicevo rispondevano senza il minimo dubbio “Bello!”. Anche mia sorella incredibilmente ha detto: ”Bello!”, e poteva essere una buona ragione per partire o per non farlo.
A questo punto una breve ricerca in rete mi fa incontrare una una sequenza incredibile di sentieri con lunghezze per tutti i gusti, ognuno con delle caratteristiche ben precise e che attraversano i luoghi più spettacolari della regione. La parte più rilevante del viaggio sarebbe stato il “sentiero dei pescatori”, un trail di circa 80 km da Porto Covo a Odeixe, da Nord a Sud e poi… e poi boh.
Il furgone è presto approntato, ma forse sapevo che prima o poi avrei fatto un viaggio solitario così.
Le “valigie” erano delle casette per le olive che contenevano i vestiti “civili” tutte le cose per il trekking, il mangiare, e una muta da 4mm da surf.
Facevano poi parte del bagaglio un paio di sci da fondo e relativi scarponcini e il mio sassofono.
Che non si sa mai.
Il viaggio è lunghissimo, circa 2400 km partendo dall’Italia, attraversando la Costa Azzurra, la Camargue, la Costa Brava, tutta la Spagna e finalmente il Portogallo… a Genova mi rendo conto che non ho la carta d’identità, confido nell’Europa Unita. E mi va bene, nessun controllo!
In Francia mi fermo in un InterMarchè gigante per comprare generi di primissima necessità tra cui saponi profumati, Ostriche, gamberoni e lumache di mare.
Dopo circa 12 ore di cruise control e 356 canzoni natalizie in tutti gli stili ed in tutte le lingue, mi fermo a Girona in un autogrill, e cucino una pasta allo scoglio, e dopo altre due o tre ore di guida, nei dintorni di Valencia passo la prima notte nel VW.
Il seguito del viaggio è noiosissimo, e buona parte del paesaggio è coperto da una nebbia abbastanza fitta. Anche le canzoni di natale trasmesse da Radio 3 stufano, per fortuna arrivo in Portogallo, che mi sembra subito diverso già dopo il confine. La musica alla radio è peggio. Per fortuna anche qui, nessun controllo alla dogana. Ottimo.
Mi fermo la notte nel paesino di Quarteira, un piccolo borgo di Pescatori, con qualche albergo (chiuso) affacciato su di una bellissima spiaggia di sabbia sottile.
Per le strade nessuno, è pur sempre la notte della Vigilia. Dormo in un campeggio che ha visto tempi migliori. Gli unici ospiti sono degli olandesi che hanno visto tempi molto migliori.
Il giorno dopo faccio una corsetta esplorativa che mi porta al Vilamura, dove un meravigliosa marina sfoggia sul molo principale circa 300 milioni di euro in Yacht a motore. Tutti battenti bandiera del Cayman. Che passione hanno sti ragazzi caraibici per gli Yacht di lusso!
Il pomeriggio riparto in direzione Porto Covo che ho scelto come punto di partenza per il mio trekking.
Lungo la strada mi fermo a Cabo de sao Vicente, la punta più ad ovest del portogallo. Le scogliere sono spettacolari, e l’Atlantico si presenta in tutta la suo forza.
Do un passaggio ad Alex, un ragazzo russo col suo cane che viene da una zona vicina allo stretto di Bering, e da due anni gira l’europa in monopattino. Il quale mi espone la sua teoria sull’inerzia del viaggio secondo cui ora è in moto da troppo tempo ed ha difficoltà a fermarsi, così va su e giù per il portogallo senza sosta.
Il percorso del trekking sembra innocuo, 40 km al giorno con praticamente niente dislivello. Per cui mi balena l’idea di farlo in un giorno solo, ma poi decido saggiamente di prendermela con calma.
Le tappe indicate sarebbero 4 che rispetto fermandomi in quelle intermedie a mangiare.
Parto al mattino direzione Vila Nova de Milfontes.
Il cielo al mattino è limpido, l’aria fresca e umida, il paese ancora addormentato, scendo la prima scogliera e risalgo e vengo travolto da un panorama stupendo e per me insolito. Una serie infinita di scogliere che si aprono in spiagge uniche di sabbia sottile.
Queste sono le immagini che si alterneranno per i due giorni successivi.
Il sentiero è segnato benissimo ed in circa tre ore sono a Vila Nova dove mi ingozzo ad un buffet “all You can eat”!
In altre tre orette di cammino arrivo in prossimità di Almograve dove incontro una famiglia di Francesi che parlano italiano, e mi dicono che è appena passato un ragazzo di Venezia che raggiungo da lì a poco e con cui passo la serata, mangiando in un ristorante nepalese. Sul perché ci siano così tanti nepalesi in Algarve è un mistero. Divido la stanza più fredda del mondo in un ostello.
Al mattino presto, colazione in un baretto di pescatori e partenza. Fa molto freddo, o deve essere quello che ho accumulato durante la notte.
La seconda parte è più varia come paesaggio, e attraversa alcuni boschi di pini marittimi, e alcuni villaggi molto suggestivi. Inoltre ci sono dei tratti meno sabbiosi e più “corribili”. Sicuramente il più bello dei paesini passati è Zambujeria do Mar, con le sue casette colorate che si affacciano su di una baia bellissima, con una spiaggia enorme protetta da due scogliere altissime.
Le gambe cominciano a farsi sentire, e penso che correre nella sabbia con uno zaino da 10 kg non sia super intelligente!
Ma ormai, prima di finire le riflessioni in merito, mi trovo a pochi km da Odeceixe, che con il suo lunghissimo fiordo mi obbliga ad allungare il percorso lungo una strada asfaltata.
Il paesino è veramente piccolo e per strada non passa quasi nessuno.E’ strano finire una percorso senza striscioni, gonfiabili, pasta party e docce pronte! mangio un panino salame e formaggio ed incredibilmente da li ad un’ora sono su autobus che mi porta quasi fino a Porto Covo e alla mia casa su 4 ruote.
La prima parte del viaggio finisce con una cena con orata al grigliata e patate dolci.
Riparto “rotolando verso sud” in quanto sono un po stanchino e mi fermo a Sagres, paesino bellissimo affacciato su scogliere mozzafiato, dovo prenoto una tavola per l’indomani, e mi rilasso tutto il giorno passeggiando, cucinando etc.
Il giorno successivo surfata galattica sulla spiaggia di Tonol dove conosco uno svizzero completamente tatuato con demoni sulla schiena a grandezza naturale, il quale è super appassionato di…tutto! e ci divertiamo come matti a farci frullare dalle onde per 6 ore!
L’acqua è calda (circa 17 gradi) e la temperatura di giorno è splendida 20-25 gradi!
La notte scende presto..e anche la temperatura..sale l’umidità cosi la sera tutti nei rispettivi furgoni, camper, carri armati, celle frigo adattate etc.
Dopo tre giorni li decido di rientrare in Italia, altrimenti poi non mi adatto più a docce calde, cibi sani etc!
Il viaggio di ritorno è lunghissimo, anche perchè l’ultimo giorno ho deciso di svegliarmi, fare un’oretta di corsa e 3 ore in acqua di surf e poi ripartire.
Ma era giusto godersi fino alla fine questo spettacolo!
Testo e foto di Stefano Carloni